LA CHIESETTA:


memoria collettiva e significati

 

tratto da UNA CHIESETTA UN POPOLO UNA STORIA di Carla Gennari e Oscar Gerolin (vedi prefazione)

 

La collocazione

Sin dai tempi più antichi si soleva orientare le chiese e i luoghi di culto in genere, lungo l'asse che congiunge idealmente i punti cardinali estremi: Est ed Ovest.

Lungo questa direttrice, secondo l'arcaica concezione cristiana, si usava rappresentare il ciclo naturale della vita; la nascita e la morte erano rappresentati dalla direzione dove il sole sorge e quella dove esso tramonta. Al contrario, invece, la concezione islamica, la quale, tutt'oggi, indistintamente è solita orientare i luoghi di culto verso la Mecca.

Nel cristianesimo, solo le prime costruzioni venivano orientale verso la città che diede i natali al Messia; nel corso dei secoli si perde questa tradizione in favore di una visione più compiuta della Creazione.

La chiesetta dedicata alla Madonna dei Lavoratori, eretta nel 1946, come già descritto, obbedisce a questa antica concezione compositiva: la facciata della costruzione è rivolta verso Est, luogo della nascita, del rinnovamento e quindi della conversione a Cristo.

Tutta la religione cristiana è permeata da questa visione panteista, secondo la quale "Dio è l'idea che genera il tutto e s'identifica con esso, sempre superandolo e rinnovandolo in un processo indefinito di svolgimento, che poi è lo svolgimento della storia" ("Io sono l'alfa e l'omega!").

Bisogna notare che l'orientamento favorisce anche l’orientamento della costruzione, requisito indispensabile nel periodo medioevale e successivamente nel periodo gotico, in cui gli edifici di culto necessitavano di un riscaldamento naturale data anche l'ampiezza dei volumi.

A titolo d'esempio sull'asse eliotermico sono stati costruiti la maggior parte dei Santuari pedemontani, dei quali la nostra zona, ed in particolare il Varesotto, brulica di esempi più o meno rinomati.

 

La tradizione delle cappelle votive

Compositivamente la costruzione rientra in quel vastissimo repertorio di edicole e cappelle sparse lungo le principali direttrici di comunicazione e proprie della cultura lombarda. Frequentemente questo genere di cappelle si possono vedere lungo le strade o presso i crocevia, come le edicole erette ex voto costituite da un unico locale ed a pianta rettangolare.

Questo schema, di strettissima provenienza rurale, esula dalle varie piante a croce (latina, greca, etc.), riproponendo un luogo di culto scevro dalle fastosità rinascimentali e barocche basandosi sullo stile medioevale, epoca in cui la cultura era essenzialmente contadina e l'economia prettamente rurale e si prediligevano luoghi bassi ed angusti.

Con il termine "cappella" intendiamo un piccolo edificio sacro a sé stante o collegato con palazzi, castelli o istituti religiosi. Il vocabolo è di origine controversa: probabilmente deriva dal celebre sacello romanico ove, a Tours, veniva conservata la cappa di S. Martino. Si trovano, tuttavia, cappelle notevolmente anteriori, quali i martyria delle chiese paleocristiane, particolarmente numerosi in Oriente.

Con "edicola", invece, si intende piccola aedes e quindi piccola casa o tempio. Aedicula significa in latino nicchia dotata di un frontone, come quella dei lares compitales posti ai crocicchi delle vie o quella dei lares protettori della famiglia.

Nel suo significato architettonico si intende definire qualsiasi piccola costruzione che riproduca in scala assai minore le caratteristiche di un edificio di normali proporzioni e quindi destinato a tabernacolo, nicchia, pilone votivo o reliquiario. Ve ne sono infiniti esempi in tutta l'arte cristiana per accogliervi statue di santi, pissidi, reliquie sugli altari, sulle facciate di case, agli incroci di strade, nei cimiteri, oppure, come già detto, lungo le vie di campagna come piloni votivi.

Nella lettura formale della pianta della nostra chiesa si evidenzia una leggera dilatazione in corrispondenza dell'abside tanto da suggerire una conformazione assimilabile alla Tau greca, fonte di rimandi iconologici assimilabili alla stessa croce greca. In realtà le ali della T sono troppo tozze per evidenziare una spiccata pianta a croce.

Anche il pronao in facciata, come la costruzione nel suo complesso, richiama con la sua estrema semplicità ed essenzialità la tradizione rurale ricca di implicazioni spirituali, ma fondamentalmente”povera” stilisticamente.

Pianta navata

Pianta cripta

 

La navata e le capriate

Varcando la soglia d'ingresso si accede ad un unico locale detto navata. Questo termine deriva direttamente da "nave" per la sua conformazione strutturale: anticamente la tecnica per effettuare le coperture delle chiese fu ripresa dalla tradizione costruttiva delle navi da guerra. In tal modo il corpo centrale del tempio risultava a tutti gli effetti una nave rovesciata.

Le capriate, strutture solitamente lignee che sorreggono il tetto, venivano usate per la realizzazione dell'ossatura degli scafi dei natanti; in particolar modo nella tradizione norvegese, sono presenti abitazioni che appaiono come vere e proprie navi capovolte.

Questa tecnica, peraltro molto antica e diffusamente presente anche nel campo dell'edilizia, sostiene il carico proprio della copertura sfruttando un duplice stato di sforzo presente in qualsiasi struttura: la trazione e la compressione.

Dato che il legno è un materiale che resiste abbastanza bene alla compressione, allo schiacciamento e quasi allo stesso modo alla trazione, cioè allo stiramento, ma in modo pessimo alla flessione, si è riusciti, con il passare del tempo, a realizzare una struttura capace di reagire solo sotto l'effetto della compressione e della trazione. Vista anche l'abbondanza di questo materiale in natura e specialmente nella brughiera dove è sorta la chiesa, il suo impiego risultava, pertanto economicamente e pragmaticamente utile, quindi, consigliabile.

Il carico diretto dall'alto verso il basso viene distribuito sui due puntoni (termine che indica un qualsiasi corpo sottoposto a compressione) che poggiando sulla catena la inducono a reagire a trazione.

Tale carico potrebbe generare dei fenomeni di flessione all'interno delle fibre che costituiscono il puntone.

Per questo motivo si è pensato di inserire nel sistema di corpi un elemento detto saetta o cristo, atto a prevenire l'incurvatura della trave.

A loro volta le saette poggiano sul monaco che è l'elemento più importante di tutto il sistema poiché, fornendo un appoggio alle saette, incastra i puntoni tramite l'applicazione delle forze scaricate dalle saette. Il monaco, però,non deve assolutamente poggiare sulla catena: visto che questo elemento lavora a trazione, allungandosi, non deve gravare sulla catena, viceversa indurrebbe delle forze su di essa che macroscopicamente si manifesterebbero come flessione della trave.

Al meglio il monaco dovrebbe essere collegato alla catena tramite un anello che, sfiorandola, favorisce il movimento di tutta la struttura perpendicolarmente alla catena, cioè al suolo, viceversa si manifesterebbe il rovesciamento dell'impianto.

Nella nostra chiesetta le capriate sono state costruite con puntoni, catena e saette. Manca il monaco! Il carico del tetto viene, in tal modo, scaricato sui puntoni che, poggiando sulla catena la tendono. Il materia le, al contrario, tende ad annullare questa spinta verso l'esterno.

Le saette prevengono l'imbarcamento dei puntoni, ma scaricano le forze direttamente sulla catena. L'impianto, strutturalmente errato, resiste alle sollecitazioni che provengono dall'alto (tegole, neve etc.) ma non è sfruttato appieno il principio generatore di tale struttura. In altre parole questi elementi potrebbero sopportare un peso di gran lunga maggiore solo mediante l'introduzione di un monaco, riducendo, in tal modo, la sezione delle travi, cioè economizzando il materiale.

Le pareti della "nave" al piano terra, illuminata da quattro finestre monofore, sono decorate con una moltitudine di formelle floreali affrescate, seguendo la moda dell'epoca e secondo l'usanza di ricreare una falsa tappezzeria.

Sopra le finestre sono dipinti i primi versi del Gloria latino; entrando e partendo dalla parete di sinistra per procedere poi in senso orario, si legge: Gloria! Gloria! – In excelsis Deo - Et in terra pax hominibus - Bonae voluntatis.

 

L'abside

Nel disegno originale dell'opera l'altare era rivolto verso il tabernacolo. In questa visione assumono un senso le rappresentazioni sacre dipinte sulle vetrate e sull'arcata sopra il tabernacolo.

I quattro angeli, rappresentati nell'atto di servire alla mensa eucaristica, offrono le pissidi delle particele, sui vetri; il frumento e l'uva per il pane ed il vino, sull'intradosso dell'arco di volta. Al centro un crocifisso di buona fattura sovrasta il tabernacolo.

Con il II Concilio Ecumenico Vaticano si stabilì che tutti gli altari, e quindi anche i sacerdoti, dovessero essere rivolti verso l'assemblea dei fedeli.

Quando si ottemperò a questa norma si staccò il vecchio altare e lo si avanzò verso la platea, creando lo spazio per la celebrazione dietro la pietra sacrificale. Le parti manomesse si rappezzarono giustamente con un leggero intonaco di polvere di marmo, al fine di evidenziare l'intervento mediante la variazione materica e cromatica.

Sopra la sacra nicchia vi sono due angeli reggenti una pergamena che mostra l'invito: "Venire a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi e Io vi conforterò".

Ai lati due tondi, raffiguranti S. Giuseppe (patrono dei lavoratori) e S. Anna (in onore della madre del fondatore G. Brollo) completano la facciata interna dell'abside.

Il termine Trinità esprime il più grande dogma di fede proprio della religione cristiana secondo il quale Dio è uno nell'essenza o natura e trino nelle persone. "Si deve venerare" dice S. Ambrogio "Dio uno nella Trinità e la Trinità nell'unità, non confondendo le persone ne separando la sostanza".

Si tratta di un mistero propriamente detto, cioè di quelli che, superando ogni intelletto creato, non possono conoscersi se non per divina rivelazione e che, anche rivelati, non possono dimostrarsi con il progredire della scienza: cioè appunto un dogma.

Nel riquadro compreso nell'incrocio delle saette dell'ultima capriata sopra l'altare, cioè sul punto più alto della cappella, nel quale vi è rappresentato questo fondamentale dogma di fede, il Padre Eterno regge le braccia del Figlio sacrificato per la salvezza dell'umanità. Di fronte a Lui vi è lo Spirito Santo sotto forma di colomba. Notiamo la sottile differenziazione rimarcata dal pittore Giuseppe Latel (la cui firma è posta sull'angolo della stessa capriata) nella rappresentazione della Trinità.

Nell'iconografia religiosa si è spesso ricorso ad una simbologia geometrica per la rappresentazione della gerarchia celeste.

Sul capo di Dio è stata posta un'aureola a forma di triangolo che, geometricamente, racchiude in sé il mistero della Trinità rappresentato dai tre vertici della figura. Sul Figlio vi è un'aureola a forma di cerchio, simbolo di perfezione e completezza, sorretta da alcuni raggi che sembrano fuoriuscire dal Cristo: in altre parole la simbologia suggerisce che dalla sapienza del Figlio discendono completezza e perfezione.

Lo Spirito Santo ha sopra il capo una luce, sinonimo di coscienza e rivelazione religiosa. Tutto il gruppo,comunque, è sovrastato dall'apice gerarchico della Santa Trinità: Dio ed il suo triangolo.

Sotto tale affresco vi è una rappresentazione di un agnello "Ecce agnus Dei” accovacciato su di un messale. Anche in questo caso la simbologia è chiara: la parola di Dio è sempre sovrastata ed accompagnata dal supremo sacrificio di suo Figlio. L'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo è rappresentato dal suo stesso Verbo.

Storicamente il catino absidale, cioè l'ampia nicchia contenente l'altare ed il tabernacolo, veniva interpretato architettonicamente come il volume più importante di tutta la chiesa. Per questo motivo in tale zona il soffitto era più elevato rispetto a quello del resto della costruzione.

L'elevazione verso l'alto veniva confermata dalla presenza del corpo di Cristo, mentre il volume e l'ampio spazio sottostante davano enfasi a questo concetto. Nella chiesa dedicata alla Madonna dei Lavoratori, l'arco sovrastante l'altare riduce in altezza lo spazio, probabilmente per creare un effetto prospettico comune ad altre chiese, prima fra tutte la chiesa del S. Spirito in Milano nella quale il Bramante, artificiosamente, cercò di sfondare le pareti dell'abside mediante una notevole prospettiva di un colonnato realizzato in modo tridimensionale, ma in realtà molto stretto.

La mancanza di effetti prospettici ci rimanda nuovamente alla cultura rurale allora presente sul territorio.

Spesso le scelte compositive venivano suggerite da necessità economiche e logistiche, più che da interpretazioni concettuali ed accademiche. Con ciò non ci pare giusto forzare oltremodo la lettura di dettagli architettonici, specialmente quando, allora, si voleva costruire una cappella dedicata alla Madonna prescindendo da tutta quella cultura accademica lontana dai piccoli centri essenzialmente agricoli.

 

La cripta

Una spiccata impostazione simmetrica è evidente nella disposizione speculare delle scale ad elica che conducono alla grotta, vero e proprio cuore della cappella votiva.

Già le prime chiese cristiane venivano costruite su altri templi, spesso pagani. In mancanza di ciò è sempre stata molto sentita la necessità di ricavare un luogo di massimo raccoglimento e di ampia devozione, abitualmente identificato nella cripta.

La cripta (dal greco antico criptos, nascosto) definiva qualsiasi ambiente o condotto sotterraneo della casa o del tempio romano. Poiché già nei primi secoli era posta sotto l'abside della chiesa, essa assunse forma di semianello; inoltre un corridoio assiale conduceva alla confessio sottostante l'altare maggiore, proprio come nella chiesetta in oggetto.

Verso il XIII secolo l'uso della cripta va scomparendo, per rimanere, nell'architettura sacra, un elemento introdotto in casi sporadici, come ricordo di antiche disposizioni e con carattere di sepolcreto.

Significativa è la scelta della grotta che rimanda all'architettura medioevale, organizzata in luoghi piccoli,

raccolti e spesso bui, atti al pentimento e alla riconciliazione col Padre.

 

Gli affreschi mariani

Un modesto spazio, attorniato da dipinti raffiguranti la vita della Madonna (l'Annunciazione, la Natività, la Sacra Famiglia e la Deposizione dalla Croce) anticipa lo spazio dedicato alla statua della Vergine.

L'abitudine di affrescare le pareti delle chiese mediante rappresentazioni di spaccati di vita della Madonna, di Gesù o di Santi è diffusissima.

Tradizionalmente questa necessità deriva dall'analfabetismo diffuso nelle varie diocesi sino dai tempi più antichi. In tal modo gli affreschi servivano come catechismo e come acculturamento sugli episodi biblici ai più sconosciuti. Teoricamente tale tradizione, diffusa ancor oggi, ha perso la sua valenza primitiva. Al contempo, essendo entrata profondamente nella concezione popolare ed iconografica, oggigiorno si fatica ad apprezzare una nuova chiesa priva di questi percorsi biblici. Sicuramente, alla luce delle nuove conquiste sociali, non ultima il grado di istruzione, una volta inimmaginabile, raggiunta dalla popolazione, la riproposizione di vecchie necessità potrebbe rappresentare uno stereotipo.

In realtà, questi affreschi rappresentano la continuità della tradizione e un'antica coscienza compositiva divenuta parte integrante di determinate costruzioni. Al di là della perizia pittorica dell'artista, queste raffigurazioni servono per farci riflettere sui singoli episodi della vita di Gesù: un tempo sconosciuti, ora spesso dimenticati, o ancor peggio, rimossi.

Al piede delle due scale simmetriche vi sono due angeli di ottima fattura, sostenuti da una nuvola, entrambi rivolti verso la grotta di Maria, che sostengono un turibolo nel quale viene bruciato l'incenso. Nel culto ebraico l'incenso, od olibano, era prescritto nelle oblazioni e veniva bruciato quotidianamente, insieme ad altre sostanze aromatiche, su un apposito altare nel tempio. Nella liturgia cristiana l'uso dell'incenso tardò ad entrare perché, in principio, esso era considerato troppo caratteristico del culto pagano, da cui i fedeli aborrivano. L'uso di questa sostanza sta comunque a significare la purificazione dei fedeli e la solennità del luogo o del rito; per cui, ancora una volta, la sacralità del luogo.

Sulla parete di sinistra, partendo dalla grotta, incontriamo l'Annunciazione, o come descritto sulla parte superiore dell'affresco Nuntium. L'arcangelo Gabriele, raffigurato sull'ingresso della dimora di Maria, porge alla Vergine un ramo di giglio che è per eccellenza il fiore della Madonna, simboleggiante purezza e castità, mentre con la mano destra saluta la madre di Cristo. Ella, seduta dinanzi alla Bibbia, accoglie la novella con devozione ed umiltà.

L'Immacolata Concezione, introdotta come dogma di fede nel 1854 da Pio IX con la Bolla Infallibilis Deus, è qui rappresentata in tutto il suo significato; la Madonna avrà occasione di dire a S. Elisabetta: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno Beata ...". Accanto a Lei un candelabro a due braccia, con le candele della fede, accese.

Sempre sulla parete di sinistra troviamo la raffigurazione della Natività o Nativitas. In un piccolo tempietto ellenico è raccolta la famiglia con Gesù bambino, i pastori e i tradizionali animali del presepe. Lontano, all'esterno, la stella cometa che condurrà i Re Magi all'adorazione del Messia.

Stravolgendo l'iconografia classica, il pittore pone la Madonna come sostegno di Gesù, volgendo le spalle al bue e all'asino che tradizionalmente dovrebbero scaldare il neonato. Considerato che il bue e l'asino rappresentano rispettivamente la forza e la mansuetudine, questi animali emergono dalle spalle di Maria quasi come virtù intrinseche alla Sacra Famiglia.

Sulla parete opposta, sempre partendo dalla grotta, è dipinta la Sacra Famiglia, SanctaFamilia. Gesù adolescente ed il padre sono intenti a lavori di falegnameria, mentre la Madonna, felice, attende ai lavori domestici. La sua mano è poggiata sul capo di una pecora, mentre ai suoi piedi vi è un agnello: segno premonitore del futuro sacrifìcio del Figlio.

Alle loro spalle si apre una prospettiva molto accelerata di alcune costruzioni classicheggianti estranee alla cultura ebraica, bensì appartenenti alla classe patrizia romana che a sua volta le riprese dal classicismo greco. Al tempo Israele era sotto il dominio romano; questo tipo di architettura comparve alcuni secoli dopo limitatamente a costruzioni di grande importanza. Giuseppe Latel ha qui voluto conferire massima importanza alla dimora del Figlio di Dio: dobbiamo tenere ben presente che Gesù è il re spirituale del popolo cristiano e non un condottiero nobile!

Nell'ultimo riquadro troviamo la Deposizione dalla Croce o Depositio Christi. In un paesaggio brullo ed arido come il cuore di Maria che assiste all'atto del sacrificio di suo Figlio, emergono le figure di due sacerdoti del tempio, della Madonna, di S. Giovanni e della Maddalena che sostiene il corpo morto di Cristo mediante un sudario.

Tutti questi riquadri, oramai irrimediabilmente compromessi dall'umidità sono stati restaurati in maniera sommaria, perdendo in tal modo i tratti originali. Si sono ritoccate le figure in maniera grossolana ed infantile, vedi ad esempio gli occhi nel tondo dedicato a S. Giuseppe, l'incarnato della Vergine e i tratti somatici di Maria Maddalena nella rappresentazione della "Deposizione": nelle immagini originali la vitalità e l'espressività dei personaggi risultava più tangibile e pulsante.

 

 

 

La grotta

Nella grotta, che è il luogo più espressivo di tutto il tempio, vi è la statua della Madonna. Essa,vestita con una tunica bianca e ricoperta da un bei mantello azzurro, è rappresentata nell'atto di dispensare grazie, vedasi la posizione delle mani, sebbene la sua espressione sia triste e meditabonda. La Vergine, con il suo piede destro, schiaccia il potere diabolico (rappresentato dal serpente) mentre divora il simbolo del peccato: la mela.

Il peccato originale, e con esso tutti i peccati dell'umanità, non sono mai stati sopraffatti ne da Dio, ne da Cristo. Solo la Madonna, in quanto concepita senza peccato e quindi, per dogma, esente da ogni tipo di corruzione, è in grado di sconfiggere il male nella sua accezione più estesa, compreso il peccato originale che ognuno di noi racchiude in sé.

Ilsacramentodelbattesimo(dalgrecobaptisò, immersione) è stato istituito da Gesù Cristo. Con esso si diventa cristiani, viene cancellato il peccato originale con il conferimento della grazia la quale, inoltre, rigenera alla vita soprannaturale.

La fecondità della rigenerazione battesimale ci rende figli adottivi di Dio e partecipi della natura divina, stabilisce le "ineffabili rivelazioni" tra l'uomo e le Persone della SS. Trinità: insieme vengono infuse le virtù soprannaturali (teologali e cardinali),si compie l'innesto nel Corpo Mistico di Cristo, aggregandoci alla Chiesa visibile e rendendoci partecipi dei meriti e dei benefici della Chiesa universale. Si ha un sigillo indelebile che nel linguaggio cristiano si chiama carattere cristiano. Quindi, chi possiede maggiori titoli per il conferimento delle grazie se non la Madonna, che è colei che ha sconfitto il peccato alla sua radice? Ancora una volta teniamo a sottolineare il legame intimo esistente tra i cristiani, il dogma mariano dell'Immacolata Concezione e la Santissima Trinità. La Vergine Beata, avente natura umana ed in quanto scevra da ogni tipo di peccato, rappresenta l'unica figura capace di assumere il ruolo d'intermediazione tra la Trinità (di natura divina) e l'umanità peccatrice. Cristo, avente natura divina ("In principio era il Verbo ed il Verbo si fece carne" ...) può assumere "solo" il ruolo di Salvatore, il ruolo di Avvocata lo può ricoprire solo una persona la cui natura sia affine alla nostra: la Vergine Maria, appunto.

Ai lati della grotta vi sono due nicchie contenenti una statuina di S. Rita e la Madonna Bambina.

Di fronte a ciò vi è la sacrestia, realizzata in tempi recenti, con un piccolo confessionale.

 

La Via Crucis

Al piano terra, sulle pareti perimetrali, vi è anche una Via Crucis di ottima fattura, ma di autore ignoto. Le stazioni sono rappresentate da piccoli quadretti la cui forma, derivante da due ellissi incrociate perpendicolarmente sui loro assi, ricorda la croce. Le cornici, realizzate in un unico taglio del pannello ligneo, contengono immagini, in rilievo, molto bene raffigurate nei singoli eventi, mantenendo un occhio vigile sull'anatomia umana e sull'aspetto cromatico delle vesti e dei panneggi. Un particolare interesse riveste la XI° stazione: "Gesù inchiodato in Croce", nella quale vengono rappresentati un soldato romano e due attendenti nell'atto dell'infìssione dei chiodi sul corpo di Gesù; di lato il sacerdote Caifa, quasi pentito della sua arringa contro il Figlio di Dio, stringe il pugno della mano destra, mentre con la sinistra cerca di riconciliarsi col Messia.

 

Conclusione

Dopo quanto detto, resta fermo l'altissimo significato religioso intrinseco a questa costruzione che riveste una grande rilevanza nell'ambito delle cappelle votive erette nel corso dei secoli.

Tralasciando gli aspetti puramente formali della chiesa dedicata alla Madonna dei Lavoratori, bisogna tenere ben presente il peso religioso che essa riveste nell'ambito della piccola comunità del Villaggio Brollo.

Un tempo, non esistendo una parrocchia indipendente da Solaro, tutte le celebrazioni venivano ufficiate in questa cappella. Per i residenti, quindi, essa ha sempre rivestito un alto valore di comunione con Dio, rispecchiando la cultura luogo.

Un essere vivente, una collettività, una civiltà non possono essere dissociati dall'ambiente dove si trovano, dentro il quale prendono radice, al quale si rapportano con mille legami e verso il quale, a loro volta, esercitano una influenza modificatrice: allo stesso modo, uno stile di costruzione è

intimamente legato all'ambiente naturale, sociale, tecnologico ed economico dentro il quale nasce e si sviluppa.

Al contrario, la religiosità si sviluppa mediante un processo di generazione interiore indipendente dall'ambiente esterno. Per questo motivo, spesso, gli alti livelli di partecipazione alla mensa eucaristica si riscontrano presso quelle piccole comunità che conducono un'esistenza semplice ed umile; ognuno portando le proprie pene e dolori dinanzi ai tabernacoli di templi minori, dove la comunione con Dio e la conversione sono favoriti, nel silenzio, da un elevato raccoglimento.

© Parrocchia Madonna del Carmine - Villaggio Brollo - Solaro (MI)

Parrocchia Madonna del Carmine - Via della Repubblica 55 - 20033 Solaro (MI)